Durante la prova orale del concorso di accesso alla laurea italo-francese, alla domanda: “Perché vuoi fare l’avvocato?”, senza pensieri compiuti in testa, aveva risposto in modo un po’ naïf: “Per aiutare gli altri”.

Nel lungo intervallo che è seguito – gli anni fiorentini e parigini della laurea, il periodo perugino-catanese del dottorato, la crescita come avvocata e consulente d’azienda a Milano – ha corso incessantemente dentro la ruota degli eventi, senza più pensare a quella risposta.

Poi il trasferimento a Verona, per amore: nel paio d’anni che ha trascorso fra maternità e professione liberissima, ha trovato spazio un vitale bisogno di coerenza e benessere cui, l’incontro all’apparenza casuale, ma prezioso, con la teoria della negoziazione ha suggerito la via.

Oggi è un’avvocata mediatrice, appassionata di comunicazione nonviolenta e di tecnologie sociali che sbloccano il potenziale creativo dei gruppi, co-fondatrice e componente del comitato tecnico-scientifico del Centro di ricerca Neg2Med dell’Università di Verona e consigliera dell’associazione Verso, nella quale opera per la sostenibilità anche nella sua sfumatura sociale.

Tutto il suo lavoro è sintonizzato sulla cura delle relazioni e asseconda il desiderio di esplorare e sostenere queste ultime in modo trasversale, non solo, cioè, nella fase conflittuale, ma anche in quella di creazione e sviluppo.

Ha accolto i Conscious Contracts® e, più ampiamente, l’approccio integrativo come completamento naturale e ideale di questa visione e come dono d’identità: crede nella potenza maieutica dell’autenticità e si sente, oggi, libera di portare se stessa nell’attività professionale e grata di poter accompagnare le persone che si affidano a lei nella scoperta di questo profondo percorso.

Dopo tanto tempo, ha realizzato quanto quella risposta data d’istinto al concorso fosse, in realtà, tanto predittiva quanto centrata:

é diventata un’avvocata che lavora per aiutare gli altri (e se stessa)

a stare bene nelle relazioni.